archiviopiemonte 22-10-2015
Il medico e attivista palestinese, molto noto anche tra giornalisti e attivisti stranieri, è morto per arresto cardiaco. Residente a Tel Rumeida, tra coloni e soldati israeliani, Azzeh avrebbe inalato gas lacrimogeno sparato da soldati israeliani a Bab Zawiye mentre cercava di raggiungere l’ospedale dopo aver accusato dolori al petto.
Nel 2012 un gruppo di ragazzi Collegnesi e della Zona Ovest ha partecipato al Campo di lavoro e conoscenza in Palestina promosso dalla ONG
Arci Cultura e Sviluppo, in collaborazione con
ARCI Valle Susa e la
Città di Collegno. I ragazzi sono stati ad Hebron, dove hanno conosciuto il Dottor
Hashem al-Azzeh.
Hashem aveva una piccola casa con il cortile nel quartiere di Tel Rumeida, in Shuhada Street, dove la sua famiglia viveva da generazioni, ed un giorno si era visto murato vivo da un grande check point, i coloni tutto intorno. Insediati, a decine, nelle case delle famiglie palestinesi, dei suoi stessi vicini, cacciati grazie all’aiuto dell’Esercito israeliano.
I coloni suoi vicini fuori dalla porta avevano appeso un cartello con su scritto: “Dio ci ha dato il diritto di uccidere gli arabi, e noi lo amiamo per questo”, sulla sua porta scrissero “Gas agli arabi”.
Cinquantaquattro anni, quattro bambini, due perduti per lo spavento della moglie per le aggressioni dei coloni prima ancora che vedessero la luce, Hashem al-Azzeh è morto ieri, 21 Ottobre 2015, a causa del troppo gas lacrimogeno inalato.
ARCI Valle Susa vuole ricordarlo con le parole dei ragazzi che durante quel campo lo hanno incontrato.
“Nel 2012 abbiamo partecipato al campo organizzato dall'ARCI, visitammo Hebron, città che rappresenta terribilmente il conflitto in essere. Hashem viveva nella parte della città gestita dall'esercito israeliano, secondo gli accordi presi ad Oslo nel 1994.
Dopo aver visto una città fantasma, con botteghe arabe requisite e chiuse ci presentarono Hashem, il quale ci accompagnò nella visita alla città e ci ospitò a casa sua.
Credo mi porterò sempre il ricordo della sua casa, della sua famiglia e della sua voglia di non abbandonare la sua casa, la sua città, combattendo soprusi, violenze ai suoi danni e alla sua famiglia. Credo sia importante ricordare il suo coraggio, la sua voglia di libertà e la sua voglia di giustizia.
Impossibile dimenticare quando ci salutammo: dalla sua casa con i suoi figli ci salutarono gridando Free Palestine”
Francesco
“Ricordo Hashem che ci raggiunse appena passato il checkpoint della città, si presentò e iniziò a spiegarci quel che era la città, le botteghe chiuse dall'oggi al domani con tutti i beni dei palestinesi dentro, i graffiti sui muri con la stella di David o scritte che dicevano semplicemente 'Gas the Arabs', ricordo l'incontro con il suo vicino di casa e l'odio di quest'uomo che nonostante ci fosse un gruppo di stranieri presente ad osservare, inveiva contro Hashem; ricordo il percorso tortuoso per arrivare a casa sua, i soldati che avevano occupato metà della sua proprietà, le torrette da cui venivamo osservati; a casa sua ci presentó la moglie, i loro occhi li porto nel mio cuore, dignità, voglia di raccontare e restare a casa, la stessa da cui ci salutarono gridando free Palestine”
Irina